Questo è un incubo: “Squalificato per un anno e mezzo” | Mondo del tennis sconvolto

Nel mondo del tennis è sempre più d'attualità il caso doping e i test che vengono svolti dalla WADA/FACEBOOK-ternanatime.com

Nel tennis è sempre più d’attualità la questione relativa al doping dopo che anche Sinner si è dovuto fermare per questa causa.
Dopo il grande inizio con l’Australian Open che, come al solito, ha aperto la stagione del grande tennis a gennaio, si avvicina sempre di più la primavera e cresce l’attesa per quel periodo dell’anno, che va da giugno a settembre, che vede gli altri tre grandi Slam, il Roland Garros, Wimbledon e l’Us Open, disputarsi uno dietro l’altro e in rapida successione.
A farla da protagonista in questa prima parte di stagione, almeno nelle polemiche e nelle discussioni quotidiane, nel mondo della racchetta, è stata la questione relativa al doping che questa volta, come tutti sappiamo, ha riguardato il numero uno al Mondo, il nostro Jannik Sinner.
Il campione altoadesino era stato trovato positivo al Clostebol circa un anno fa e questo gli aveva creato disagi, ma soprattutto un clima molto teso attorno alla sua figura. Dopo essere stato assolto dalla federazione internazionale Tennis, si aspettava il ricorso e la decisione della WADA e, per non correre rischi, Jannik ha deciso di patteggiare una squalifica di tre mesi.
Sinner è stato costretto quindi a fermarsi, già dallo scorso 9 febbraio, e potrà tornare in campo soltanto il prossimo 4 maggio. Il numero uno al Mondo, che quasi sicuramente sarà tale anche dopo aver scontato la squalifica, tornerà quindi in tempo per la fase clou della stagione, ma soprattutto potrebbe rientrare precisamente per gli Internazionali d’Italia a Roma, con il suo pubblico che non vede l’ora di accoglierlo a braccia aperte.
Tennis, le norme stringenti nei test anti-doping
Ma, come funzionano davvero i controlli antidoping nel mondo del tennis? E perché si dice che siano tra i più severi e stringenti in assoluto? A spiegare e rispondere bene a queste due domande, ci ha pensato un altro campione italiano della racchetta, quel Matteo Berrettini che pian piano sta tornando ai livelli ammirati tra il 2020 e il 2021. Intervenuto nel podcast Tintoria, ai microfoni di Daniele Tinti e Stefano Rapone, l’azzurro ha parlato di quello che accade nel circuito in occasione dei controlli anti-doping.
Berrettini si è prima soffermato sulle norme molto severe stabilite dalle varie federazioni nazionali di tennis, dietro alle quali, però, c’è la WADA, l’Agenzia Mondiale Anti-Doping. Il tennista azzurro ha rivelato che, attraverso un’app, lui e tutti i suoi colleghi sono controllati in tutti gli spostamenti, sia nel pubblico che nel privato, e di quanto, per un controllo, anche a sorpresa, loro siano costretti a farsi trovare sempre pronti, in qualunque posto del mondo o quasi.

Test anti-doping, incredibile squalifica di un anno e mezzo nel tennis
I tennisti, così come rivelato da Berrettini, sono sempre obbligati a dire dove si trovano e a dare uno slot giornaliero, di un’ora, in cui ti devi essere disponibile e farti trovare. Ancora, l’azzurro racconta di quanto sia complicata e imbarazzante anche la procedura del test anti-doping, con due funzionari che ti osservano mentre fai la pipì, affinché si svolga tutto il modo regolare.
Berrettini, infine, ha parlato di come e quanto sia pericoloso non rispettare le regole e del rischio di essere squalificato per un anno e mezzo, come è successo al collega Ymer, se salti tre test antidoping. Queste le sue parole riportate da fanpage: “Se non ti fai trovare c’è un warning e a tre warning sei squalificato per un anno e mezzo. Una volta mi capitò che mi chiamarono ed erano a Monte-Carlo, mentre io ero a Berlino e ho avuto un warning, che dura poi un anno. Dopo un anno solare si azzerano. Ho già fatto 4 test, durante l’anno ne farò una trentina. Ogni volta è un “ave maria”.