I ritratti di David Micacchi, Corrado Viciani-1^ parte
Calcio brasiliano alla velocità degli inglesi. Un sistema di gioco capace letteralmente di rivoluzionare una disciplina, il calcio, ancorata al tempo ad abitudini tattiche che parevano immutabili: schemi fissi, fasi e ruoli ben distinti, marcatura a uomo, lancio lungo e contropiede.
Il “calcio totale”, secondo una definizione tanto stringata quanto efficace, viene fatto risalire nei suoi principi fondamentali addirittura agli anni Trenta, nell’interpretazione fornita dalla nazionale austriaca di Hugo Meisl, quella “squadra delle meraviglie” capace di raggiungere la semifinale al Mondiale del ’34. Tuttavia, nella sua autentica prima incarnazione questa filosofia tattica è riconducibile alla figura di Jack Reynolds, allenatore britannico che guidò per molti anni nella prima metà del ventesimo secolo l’Ajax di Amsterdam.
A raccoglierne il testimone sulla panchina dei Lancieri, e ad avviare un’autentica rivoluzione in seno al movimento calcistico internazionale fra gli anni Sessanta e Settanta, l’ex calciatore Marinus Jacobus Hendricus (al secolo Rinus) Michels, autentico inventore di tale inedito sistema di gioco nella sua concezione definitiva. Pochi e ineludibili principi cardine: una straordinaria preparazione fisico-atletica, una spiccata versatilità e intelligenza tattica, una forte coesione fra i vari componenti della squadra. Gli spazi fra le linee si riducono ai minimi termini, il portiere gioca da battitore libero lontano dai pali in fase di possesso palla, la difesa si dispone alta, a zona, e applica la tattica del fuorigioco, centrocampisti e attaccanti operano un pressing continuo in fase di incontro, e in fase di costruzione si opta per un fraseggio insistito sullo stretto e la ricerca improvvisa della verticalizzazione in area. Lo scambio di posizioni fra i vari elementi è la norma nell’arco della gara, ogni singolo movimento (inserimenti offensivi, ripiegamenti difensivi, sovrapposizioni sugli esterni, copertura e creazione degli spazi) è compiuto in riferimento alla disposizione sul terreno di gioco dei compagni di squadra.
La massima espressione raggiunta a livello planetario dal calcio totale è rappresentata dalla nazionale olandese degli anni Settanta, guidata dallo stesso Michels in panchina e da Johan Crujiff in campo, finalista perdente in occasione del Mondiale del ’74. Evoluzione ultima e frutto di una profonda rivisitazione di tale spettacolare sistema di gioco, ai giorni nostri, il tiki-taka ideato dall’allenatore spagnolo Joseph Guardiola ai tempi del Barcellona: all’atletismo si sostituisce la tecnica individuale, al continuo movimento dei giocatori quello del pallone, per un possesso palla continuo, quasi esasperato. Per certi versi equidistante rispetto al concetto primigenio, il famigerato “gioco corto” ideato da quello che può essere considerato, assieme al presidente Giorgio Taddei e all’attaccante Giuseppe Ostromann, il più importante fra i protagonisti della storia rossoverde, il Maestro Corrado Viciani.
Originario di Bengasi, città della Libia occupata al tempo dal Regno d’Italia, e trasferitosi con la famiglia dopo la Seconda Guerra Mondiale a Castiglion Fiorentino, dopo una dignitosa carriera da calciatore professionista, quasi centocinquanta le presenze fra A e B e la partecipazione ai giochi olimpici di Helsinki nel ’52, intrapresa quella di allenatore all’inizio degli anni Sessanta, ha legato indissolubilmente il proprio nome alle sorti della Ternana, decretandone le fortune soprattutto nella prima metà degli anni Settanta, in corrispondenza della seconda di quattro circostanze in cui ha rivestito il ruolo di guida tecnica dei rossoverdi.
Fautore di metodiche d’allenamento particolarmente impegnative, al fine di favorire nei suoi giocatori lo sviluppo di quella tenuta atletica indispensabile per mettere in opera un calcio dispendioso a livello di energie fisiche, il suo sistema di gioco arriva a rappresentare sin dalla sua prima attuazione una novità assoluta in territorio nazionale, quale originale alternativa ad una tradizione dura a morire: il suo gioco corto rappresenta in primo luogo la risposta ad un’effettiva esigenza, vale a dire in linea generale quella di compensare carenze sul piano tecnico da parte degli interpreti a sua disposizione adottando complessi meccanismi di gioco che consentano alla squadra di muoversi in campo in maniera compatta e armoniosa, senza l’esasperazione del concetto di intercambiabilità tipico del calcio totale ma al tempo stesso con una particolare attenzione alla semplificazione e alla frequenza del fraseggio e al mantenimento delle corrette distanze. “A passare la palla a quattro-cinque metri sono capaci tutti – sosteneva il Maestro – invece i lanci lunghi non servono a nulla, hanno inventato il libero proprio per intercettarli”, inoltre “Se la palla ce l’hai sempre tu, è più facile che riesca a far gol”. Un meccanismo che trova espressione, in fase d’attacco, sulla base della presenza del maggior numero possibile di uomini a ridosso del pallone, e in fase difensiva con continui raddoppi di marcatura.
Sulla strada dello sviluppo di tale rivoluzionario strumento, il cammino professionale di Viciani prende le mosse dalle esperienze alla guida di Fermana, come allenatore-giocatore, Sangiorgese, Ravenna e Prato, per poi approdare per la prima volta alla vigilia della stagione 1967-68 sulla panchina della Ternana del presidente Fernando Creonti, in luogo di Felice Placido Borel. Il campionato è quello di Serie C, Girone meridionale: i rossoverdi, grazie anche ai gol di Antonio Cardillo, all’affidabilità fra i pali di Primo Germano e all’apporto dei vari Gallo, Marinai, Nicolini, Meregalli, Bonassin, Vianello, Liguori e Pandrin regolano la strenua resistenza della Casertana e guadagnano una promozione in Serie B che mancava dall’immediato secondo dopoguerra. Sulla scorta di tale straordinario esordio alla guida della squadra, è scontata la conferma di Viciani in panchina anche per la seguente stagione, da parte del nuovo presidente Giovanni Manini: confermato buona parte del gruppo artefice della splendida promozione dell’anno precedente, con l’innesto di pochi elementi quali Casisa, Montepagani, Corelli e Rozzoni, la Ternana riesce a conseguire una tranquilla salvezza, che passa anche per il prestigioso successo colto ai danni della Lazio di Lovati, vincitrice del torneo, in occasione della gara di andata, grazie a una doppietta di Liguori, e per un beffardo derby casalingo contro il Perugia di Mazzetti, impattato nel finale dai biancorossi grazie ad un gol di mano di Montenovo.
Al termine della stagione, le strade si separano una prima volta, ma le esperienze sulle panchine di Atalanta e Taranto rappresentano per il buon Corrado in una trascurabile parentesi. La Ternana, dopo due stagioni di relativo anonimato fra i cadetti, sceglie di nuovo lui come successore dei vari Pinardi, Fortini, Montanari e Vinicio: il campionato 1971/72 è alle porte, Giorgio Taddei è il nuovo presidente del sodalizio rossoverde, arrivano a rinforzare l’organico il difensore Angelino Rosa dalla Roma, il centrocampista Giorgio Mastropasqua dal Perugia e l’attaccante Salvatore Jacolino dal Piacenza. Il cammino stagionale dei rossoverdi si trasforma ben presto in una serrata e emozionante battaglia al vertice, sul campo i rossoverdi incantano le platee e sorprendono anche avversarie ben più quotate grazie ad un sistema di gioco che non aveva eguali né precedenti in territorio nazionale. La Lazio di Maestrelli e del bomber Chinaglia, regolata di misura all’andata grazie a un gol di Marinai e bloccata sul pari al ritorno, e il Palermo di De Grandi non mollano un colpo, ma l’epico duello in vetta alla classifica si risolve incredibilmente in favore di Benatti e compagni, che riescono a conservare un buon margine sulla quarta piazza e a scrivere la storia: la Ternana di Viciani vince il campionato e conquista per la prima volta dal 1925, anno della sua fondazione, la Serie A.
E’ l’apoteosi. Il Maestro è riuscito nell’impresa. La classe operaia va in Paradiso. Inevitabile la sua conferma alla guida dei rossoverdi anche per la stagione successiva: per Terni e la Ternana, stanti le limitate risorse economiche a disposizione, è impensabile affrontare un campionato così competitivo a suon di investimenti sul mercato. Il sogno salvezza passa necessariamente per il peso che riuscirà ad avere nell’economia della stagione l’efficace sistema di gioco improntato dall’allenatore libico-toscano.
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